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Attualità

La sicurezza stradale per i politici italiani non vale!

L'aspro "j'accuse" giunge dall’Associazione Amici della Polizia Stradale che in pieno clima elettorale, lamenta la mancanza di impegni a favore della sicurezza da parte della classe politica attuale!

La sicurezza stradale per i politici italiani non vale!
La sicurezza stradale vale sempre, soprattutto per i politici!

 

Il dibattito politico nazionale, in vista delle elezioni politiche 2013, si fa sempre più serrato, ognuno come d'uopo, cerca di portare “acqua” al proprio “mulino”, tra promesse e proclami di ogni tipo! Ma quello che più "impressiona" ed interessa, sicuramente è ancora la mancanza di un programma nazionale, di un nuovo "modus operandi" che prenda in considerazione per davvero tutti i problemi ancora irrisolti della sicurezza stradale. A rilevare questa grave "carenza", è stavolta l’"Associazione Amici della Polizia Stradale" che ci suggerisce alcune proposte da realizzare come: ridurre la prima causa di morte giovanile e condurla “a livelli europei"; risparmiare quasi 30 miliardi di euro, spesi ogni anno causa l'alta incidentalità. Non si tratta di “sogni ad occhi aperti”, tutto questo è davvero possibile, almeno per una decina di paesi nell'UE che da tempo hanno dimezzato le cause di mortalità stradale sul loro territorio. L’Asaps prova a "stimolare" i futuri responsabili del Paese con la richiesta di una “Agenda per la sicurezza stradale” con 10 punti da attuare in breve tempo, partendo dalla creazione di un'agenzia interministeriale "alla francese", che faccia cooperare ministeri, forze dell'ordine ed associazioni e comitati di cittadinanza, che sviluppi finalmente un piano finalizzato alla sicurezza stradale con obiettivi concreti e misure specifiche. Sappiamo dell'importanza della “posta in palio” e come l'insicurezza sulla rete viaria nazionale, costi al paese intero quasi 10 morti e mille feriti al giorno. Un danno economico gravissimo che non è rappresentato solo da una spesa diretta sostenuta dalla società, ma dalla quantificazione economica degli oneri che, a diverso titolo, gravano sulla collettività a seguito delle conseguenze causate da un sinistro (compresi dolore, sofferenza e perdita della vita o di aspettativa di essa, mancata produttività della persona deceduta o ferita, danno morale e costi medico-sanitari, danni alle cose e spese processuali, ndr). Tale “agenda” dovrebbe definire un piano triennale e finanziarlo coi proventi delle multe, in maniera tale da potersi sviluppare e migliorare in totale autonomia. Concrete soluzioni quindi che permetterebbero, in tempi brevi e senza ulteriore sperpero di denaro pubblico, di migliorare il quadro della sicurezza stradale: come l'incremento del 20% delle pattuglie su strada (consentirebbe di contestare le violazioni su cui l’elettronica non incide, ndr). Interrompere l'aumento delle sanzioni se si abbassa la mortalità annuale di una percentuale pari alla media europea, recuperando euri preziosi dal “tesoretto” creato dalle migliaia di contravvenzioni elevate ai danni di conducenti stranieri e mai notificate o riscosse; incremento quantitativo e qualitativo dei controlli sui mezzi pesanti, approvazione della proposta di “omicidio stradale”; sconti del 30% per l'incasso immediato delle multe; aumento dei controlli alcolemici; obbligo per i comuni con più di 5mila abitanti di dotarsi di etilometri e narcotest, destinazione dei proventi delle violazioni (agli artt. 186 e 187 del Codice della Strada contestate dalle polizie locali, ndr) direttamente alle casse dei comuni e province; incentivare e promuovere corsi di educazione stradale, etc. Le proposte sono “bipartisan” ed "erga omnes", rivolte dunque, sia ai partiti “usuali” che ai nuovi movimenti democratici, in definitiva a chi sta veramente a cuore la sicurezza stradale e l'incolumità di migliaia di persone!

 

 

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