Curiosità
“Der Spiegel” svela la truffa "paralimpica" della pseudo disabile Hopf. L'atleta non era affatto non vedente, ai tempi delle vittorie in vasca ad Atlanta '96, tanto che poco dopo prese pure la patente B per guidare l'automobile.
Yvonne Hopf salì ben cinque volte sul gradino più alto del podio ai giochi Paralimpici del nuoto ad Atlanta '96, proprio come il supercampione “normodotato” australiano, Ian Thorpe, solo che la tedesca riuscì nell'impresa di vincere tutto nella stessa edizione, appena maggiorenne. Quegli "insospettabili" trionfi trasformarono la Hopf in una vera superstar dello sport per disabili in Germania. Il suo più grande sogno era partecipare a Sydney 2000, un sogno che non fu mai realizzato. La sua carriera terminò “improvvisamente” infatti nel 1998. Il motivo lo rivela solo adesso il quotidiano “Der Spiegel” (Lo Specchio, ndr) che spiega come durante un controllo, i medici scoprirono che l'atleta tedesca aveva una capacità visiva molto superiore al 10%, limite tassativo per poter essere iscritti alle gare in discipline per portatori di handicap. Ci vedeva meglio di quanto si potesse pensare, al punto da superare “senza intoppi” poco dopo anche la prova pratica per la patente di guida. A volte in gare internazionali riservate ai soli “disabili” si introducono i soliti “furbetti” aventi oltre che una dote innata per lo sport anche una “faccia tosta” non comune, tale da simulare addirittura un handicap che non hanno, durante le visite mediche propedeutiche per avere certificata la disabilità motoria a tutti gli effetti, con maggior facilità nei casi di cecità o di soggetti ipovedenti. Sempre che, per selezionare e raggruppare gli atleti in base al loro grado di handicap, nelle classi agonistiche previste, di norma, si effettuano esami e test molto severi, ma chi vuol “simulare” a volte riesce a farla franca. Questi atleti sleali e farlocchi, limitano volutamente le loro prestazioni, per essere al di sopra di ogni sospetto e non essere trasferiti in un’altra alta classe di “merito” in cui si troverebbero a gareggiare con atleti di pari livello. Perché ci sono persone che simulano di avere un handicap anche nello sport? Gli esperti spiegano che è come col fenomeno del doping: causa la forte pressione dei mass media, la posta in gioco in denaro sempre più alta e la voglia di vincere a tutti i costi, diventando famosi, che spinge questa gente a dimenticare le regole dello sport e lasciare "a casa" più facilmente il fair play, piuttosto che la patente di guida.
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