Perché chi viaggia su bus e tram in Italia impiega il doppio del tempo che nelle città europee?

L'ultimo report presentato al Forum dell'Economia di Cernobbio, spiega bene come chi viaggia su bus, tram, taxi e metro nelle aree metropolitane italiane impiega il doppio che nelle principali capitali europee. Perchè mai? Con trasporti urbani e mezzi pubblici più efficienti si risparmierebbero oltre ad ore di attesa, disagi vari per l'ambiente circostante e la sanità personale, fino a 12 miliardi di euro l'anno, quasi l'1% del PIL nazionale. Solo cambiando l'attuale mobilità, dimezzando i tempi di spostamento, mettendoci "in linea" con quelli dei principali paesi europei, tutti noi potremmo risparmiare quasi 7 miliardi di euro all'anno, lo 0,5%4 del Prodotto Interno Lordo. Sono dati oggettivi che per migliorare i trasporti italiani servono al più presto ingenti investimenti e integrazione tra le moderne infrastrutture. Solo così si potrà ribaltare lo "status quo" molto negativo che vede l'Italia ancora "regina" degli spostamenti individuali, dell'auto e della moto privata con il 48% a Milano, il 45% a Torino, il 65% a Roma, fino all'allucinante 80% di Palermo! Di contro le moderne realtà europee, con il 40% di Madrid, il 38% di Berlino, il 33% di Londra fino all'eccellente 18% del centro urbano di Parigi. Lo studio mette ad interessantissimo confronto anche 15 città metropolitane italiane sulla qualità del proprio trasporto pubblico. Ebbene Milano con un indice di 8p è la capolista della classifica "green" dell'efficienza urbana, seconda arriva Torino con un indice di 7 punti e Venezia con 6. Seguono Roma e Napoli con uno striminzito 5 in pagella per il centro-sud. Rappresentano nitidamente la situazione "nerissima" della mobilità urbana al Sud, le città di Messina e Reggio Calabria con un indice "verso" che arriva appena a 4. Chiude Palermo con un meritatissimo 3 che si commenta da solo. I numeri della ricerca non sono certo eccellenti, ne incoraggianti, ma per gli esperti, lasciano ancora margini di miglioramento, che potrebbero portare ad un'inversione del trend nell'arco di 5 o 6 anni. Secondo gli studiosi, il trasporto pubblico italiano può ancora farcela e migliorare, a condizione che si crei un solido sistema di infrastrutture su rete fissa ed una forte integrazione modale correlata ad un’efficace pianificazione urbanistica. Il modello di gestione del servizio collettivo dovrà essere 100% eco-sostenibile a livello ambientale e 101% efficiente in termini economici. L’aumento degli investimenti in innovazione tecnologica per offrire una migliore esperienza e comfort di viaggio. Ricordiamo che il tasso nazionale di mobilità della popolazione, cioè le persone che si spostano giornalmente in Italia, tra il 2012 e 2016 è cresciuto del 10%, aumenta la mobilità occasionale, per svago, servizi, e lavoro e il 74% degli spostamenti in Italia avvengono su scala urbana, con percorsi mediamente di lunghezza di poco superiore ai 5 Km. Il futuro della mobilità urbana italiana dipenderà insomma dalla nostra capacità di raggiungere un "equilibrio modale" con soluzioni di trasporto collettivo, con nuove infrastrutture, progetti e gare per la gestione dei servizi ed all'occasione con l'acquisizione di operatori strategici sul mercato. Ce la faremo? "Certamente, ma prima di ristrutturare a costi altissimi per l'intera comunità, perchè non provare a risparmiare, eliminando i miliardi di euro di sprechi e perdite varie?!".