Il Ceo di UBER è senza patente!

"Ho una BMW del 1999, con la cinghia dell’alternatore rotta e la patente scaduta", ipse dixit nientepopodimeno che Travis Kalanick, ovvero per i pochi che ancora non lo conoscessero, il Ceo di UBER in persona. L’uomo che punta a rivoluzionare il mondo dei trasporti tout-court e della mobilità consapevole, che vuol rottamare i vecchi "taxi driver" e molte delle auto in circolazione, ha la patente scaduta e una sportiva chiusa in garage con la cinghia rotta? De gustibus! Ma com'è nata Uber? Lo stesso Kalanick racconta che durante una gita a Parigi nel lontano 2008, non riusciva a fermare un taxi, così ebbe l'idea meravigliosa di pensare di prenotare una corsa con pochi tocchi del suo smartphone. All'inizio Uber era una app per richiedere servizi ed auto di lusso a domicilio, per alcune zone chic della città. Oggi sta cambiando il tessuto logistico delle metropoli e dei centri urbani minori di tutto il mondo. L'applicazione rappresenta una innovativa e flessibile fonte di ricavi, rappresenta un ringiovanimento ed un novo vigore per le economie locali, altresì un migliore accesso ai trasporti e rende le strade tutto sommato più sicure. Il leit-motiv del Ceo di Uber è sempre lo stesso: "Se i trasporti sono affidabili, tutta la comunità ne beneficia, soprattutto in condizioni estreme, sia meteo che strutturali". Come non dargli ragione? Entro i prossimi 10 anni arriverà la quotazione in borsa, sempre che l’azienda non si mette a produrre taxi robot a guida automatica in proprio o collaborando con chi le sta già costruendo e testando. Senza dimenticare Uber Pool, il servizio che permette a chi fa lo stesso percorso, di condividere l'autoveicolo. Pensate che sulle strade della California, dove è nata ed ha avuto più successo, è riuscita ad inglobare il 40% delle corse di San Francisco. Un vero trionfo "sostenibile"!