Non ci resta che...pagare?

Avete anche voi la strana sensazione che sebbene i costi dei carburanti siano costantemente in calo da mesi, i prezzi di benzina, diesel e gasolio alla pompa restano sempre uguali se non in aumento? Difatti le quotazioni delle benzine in Italia sono scese dall'inizio del mese dal 12 al 16%, ma i prezzi alla pompa restano gli stessi. Le tasse che l'Erario nazionale “incamera” hanno ormai raggiunto il 60% sul prezzo finale, innescando un “vizio” economico, con la diminuzione dei consumi e conseguente drastico calo del gettito fiscale. Visto che la matematica non sarà mai un'opinione, dall’inizio di ottobre sul mercato UE, 1000 litri di benzina venivano scambiati a 548 euro ed il gasolio a 564, la settimana scorsa le quotazioni erano scese di 86 e 62 euro! Cali clamorosi che quasi mai giungono alla pompa sottoforma di sconti carburante e gli automobilisti, utenti finali, non se ne accorgono mai. Di sicuro non arriveranno mai in autostrada dove i prezzi sono altissimi per via dei “diritti” spettanti alle società di gestione che già incassano pedaggi sempre più esosi. Il fenomeno non sembra essere prerogativa del “made in Italy”, anche in Germania le “impressioni” degli automobilisti sono ahimè non dissimili dalle nostre: a fronte del deprezzamento del brent, di un barile da 160 litri del 20% dall'inizio dell'estate, benzina e diesel si pagano appena il 2% in meno al distributore. Le statistiche più attendibili prevedono un ulteriore calo del prezzo del greggio, anche perché dagli Emirati hanno dato segnali piuttosto chiari ai mercati per far arrivare il prezzo ad 80 dollari al barile, contro gli attuali 85 dollari, che costituiscono già un livello “medio basso”. La cosiddetta “anomalia italiana” parla di prezzi di 2 decimi lontano dai massimi: nel Belpaese si pagavano 26cent/lt in più rispetto alla media europea per la benzina e 24cent/lt per il diesel. Di questo differenziale, il 95% per la benzina verde ed il 99% per il diesel è costituito da accise e tasse varie. A settembre le imposte fisse hanno raggiunto il 61% del prezzo al consumo. Cosi che anche per colpa della crisi, calano dei consumi e la maggiore attenzione al rifornimento ha fatto affluire 227 milioni di euro in meno, nella casse dell’Erario nel primo semestre dell’anno, mentre la spesa complessiva è scesa di 1,17 miliardi, da 31,11 del gennaio-giugno 2013 a 29,95 miliardi del gennaio-giugno 2014. La concorrenza della grande distribuzione e dei centri commerciali, per ora ancora langue, con le varie carte fedeltà ed affini che permettono dei risparmi all'oggi poco rilevanti. La morale è sempre quella, il conto lo pagano sempre gli stessi “fessi”: gli automobilisti italiani.  “Compagnie petrolifere orsù dunque, abbassate i prezzi del greggio e lo Stato Italiano abbassi le accise sui carburanti, cosi tra automobilisti e cittadini, saremo tutti più ricchi e più felici!”.